Man mano che i predatori consumano la preda, ingeriscono anche le sostanze inquinanti che si sono accumulate nel corpo della preda. Ciò si traduce in una maggiore concentrazione di inquinanti nei tessuti del predatore rispetto a quelli della preda. Il processo si ripete man mano che i predatori più grandi consumano predatori più piccoli, portando a concentrazioni ancora più elevate di inquinanti a livelli trofici più elevati.
Gli inquinanti particolarmente dannosi per gli organismi ai livelli trofici più elevati sono spesso quelli persistenti e lipofili (liposolubili). Gli inquinanti persistenti non si degradano facilmente nell'ambiente e possono rimanere attivi per lunghi periodi, mentre gli inquinanti lipofili possono accumularsi nei tessuti grassi degli organismi. Questa combinazione rende questi inquinanti più propensi a biomagnificarsi e a raggiungere concentrazioni dannose nei principali predatori.
Esempi di inquinanti sottoposti a biomagnificazione includono alcuni metalli pesanti (come mercurio e piombo), pesticidi (come DDT e PCB) e alcuni prodotti chimici industriali (come diossine e furani). Questi inquinanti possono accumularsi nei tessuti degli animali e degli esseri umani e sono stati collegati a vari problemi di salute, tra cui disturbi riproduttivi, anomalie dello sviluppo e aumento del rischio di cancro.
È importante comprendere la biomagnificazione e i potenziali rischi degli inquinanti per gli organismi a livelli trofici più elevati al fine di sviluppare normative ambientali e strategie di gestione adeguate per ridurre al minimo il loro impatto sugli ecosistemi e sulla salute umana.